lunedì 25 ottobre 2010

Ecoballe utili ed eco-balle inutili

Ho partecipato all'inaugurazione di un nuovo impianto per la realizzazione di combustibile da rifiuto a Marghera, vicino a Venezia. Senza voler entrare nel merito, dato che del Waste Marketing ne ho già parlato qualche post fa, mentre ascoltavo le presentazioni dei relatori ho fatto una veloce analogia col fenomeno del greenwashing. Il tema è attuale: l'ecologia è un tema "caldo", che fa breccia nella sensibilità delle persone e allora i miei prodotti devono essere "green". Non lo sono? Prendi una specifica caratteristica, ne esalti le doti di sostenibilità ambientale e trasformi il tuo prodotto dandogli una bella verniciata di verde. Caso raro? Recenti ricerche dicono che non è affatto così, anzi è un fenomeno in crescita.

Bene, torniamo al mio evento. Avendo letto articoli sul greenwashing, stavo riflettendo su come comunicare efficacemente le caratteristiche sostenibili di un'attività, di un prodotto, di un'iniziativa. Assistendo alle varie relazioni, mi sono venute in mente le regole citate nell'articolo e ho fatto un veloce confronto:
  • Distrarre l'attenzione comunicando la propria generosità nel finanziare progetti, anche di dubbia rilevanza: durante l'inaugurazione, è stato detto in modo chiaro e ufficiale che "il sistema che abbiamo cominciato a costruire 15 anni fa vale circa cento milioni di euro". Informazioni chiare e dirette che spesso le aziende italiane non comunicano per un milione di motivi, di cui nessuno valido.
  • Negare le informazioni a supporto di quanto dichiarato (basarsi solo sull'annuncio): 250.000 tonnellate all'anno di rifiuti urbani in ingresso, di cui il 55-60% viene trasformato in combustibile da rifiuto da bruciare in una centrale termoelettrica, controllando le emissioni (dati messi online sul sito). Processo semplice e comprensibile, tecnicismi ridotti al minimo. 
  • Certificare da soli la propria sostenibilità (senza parti terze coinvolte): un rappresentante del Politecnico di Milano ha presentato una ricerca sul ciclo di vita del CDR. Un risultato su tutti: una tonnellata di combustibile da rifiuto permette un risparmio di 860 chilogrammi di CO2 fossile. Dato di ente terzo che spiega più di mille parole.
  • Utilizzare visual ("immaginate che ...") per comunicare un interesse che non c'è: all'evento la comunicazione era focalizzata solo sul "prodotto", ossia il combustibile da rifiuto. Niente evocazioni, niente campagne, niente parole in più. Semplicemente, "una visione di futuro che ha preso corpo" (citazione di Walter Ganapini, esperto del settore esterno alla società). Ora, non domani.
  • Non avere una visione sistemica della sostenibilità (farlo perché è la moda del momento): è stato ribadito che il progetto è iniziato oltre 15 anni fa e che ha visto numerosi Ministri coinvolti. "Senza questo impianto oggi saremmo in emergenza rifiuti come altre regioni" è stato detto. Impossibile dare torto a questa affermazione.
  • Sottolineare una singola caratteristica "green", quella che fa più comodo: durante il workshop che ha preceduto il taglio del nastro, si è spiegato nel dettaglio come funziona l'impianto, perché è stato scelto il modello di "cogenerazione all'italiana" (niente accezioni negative, solo un interesse prioritario alla produzione di elettricità invece di calore) invece di quello "alla danese" (priorità al calore e meno all'elettricità), quali risparmi di emissioni sono stati ottenuti (in termini di cifre su polveri totali, ossidi di zolfo, anidride carbonica fossile, etc.). Dati chiari, autorevolezza ampia.
Un'inaugurazione semplice e coerente, informazioni chiare e dirette per i cittadini senza utilizzare una parola in più ma senza neanche una parola in meno. Di questo abbiamo bisogno. Non esistono solo prodotti "green" e lo sappiamo bene, li compriamo da decenni. Non esistono impianti che non fanno emissioni ma ce ne sono che le monitorano e le rendono minime. Dare una pennellata di verde a qualsiasi cosa non serve a niente. Dicendo balle, anche se sono ecoballe, non si va verso un futuro migliore. Anzi, si mette a rischio il proprio presente.

P.S. A conferma della buona organizzazione dell'evento, ringrazio Francesca Faraon di Idecom per avermi inviato le slide che le avevo richiesto, al volo, mentre mi consegnava caschetto e pettorine per la visita all'impianto.

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